Il Brasile è la settima potenza economica mondiale, lo ha annunciato il Ministro del Tesoro Guido Mantega. Il Brasile si trova però a dover affrontare il conseguente aumento dell’inflazione che, attualmente, sfiora il 6% e colpisce, in primis, i generi alimentari e di prima necessità.
Il Brasile è la settima potenza economica mondiale; lo ha annunciato la settimana scorsa il ministro del Tesoro Guido Mantega. In otto anni il Paese sudamericano ha scalato quindi cinque posizioni nel ranking mondiale.
La notizia non desta scalpore vista la crescita economica del 2010: secondo quanto riportato dall’IBGE (Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica) il Pil è cresciuto del 7,5% rispetto al 2009, la produzione industriale è aumentata del 10,5%, l'agricoltura e l'allevamento del 6,5%, e sono stati creati 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro.
Di pari passo con la crescita economica, però, sono emersi due problemi che stanno mettendo a dura prova il governo della neo eletta presidente Dilma Rousseff: l’eccessivo apprezzamento del real e l’inflazione che, attualmente, sfiora il 6% e colpisce, in primis, i generi alimentari e di prima necessità. Per far fronte a tale situazione la Banca centrale brasiliana ha aumentato il tasso Selic (per la seconda volta quest’anno) di mezzo punto percentuale raggiungendo l’11,75%. A sostegno della politica antinflazionistica il governo ha altresì ratificato la sua decisione di mantenere il rigore macrofinanziario tagliando le spese di bilancio di 30 miliardi di dollari. Il ministro Mantega ha precisato che: “Non verranno toccati i piani sociali ma solo ritirate le agevolazioni varate nel 2009 e 2010 per fronteggiare la crisi economica mondiale”, la manovra finanziaria, inoltre, non riguarderà i finanziamenti stanziati per i progetti inerenti i mondiali di calcio 2014 e le olimpiadi 2016.
Il Ministro Mantega ha inoltre precisato di voler ritoccare al ribasso il trend previsto per il 2011 mantenendo una crescita stabile e ragionevole compresa tra il 4,5% e il 5% nel 2011, aggiungendo che l’attuale rallentamento è positivo, poiché frena l’inflazione.
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