Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative al Brasile

martedì 30 novembre 2010

I vincitori del “Prefeito Empreendedor” in Italia

Una delegazione di sindaci brasiliani, guidata dal Sebrae (Serviço brasileiro de apoio às micro e pequenas empresas), ha compiuto una serie di visite ufficiali in Spagna e in Italia.

Nei giorni scorsi, i primi cittadini verdeoro recenti vincitori della sesta edizione del premio "Prefeito Empreendedor", conferito dal Sebrae, hanno visitato Venezia e Milano. La coordinatrice nazionale del premio, Denise Donati, ha diffuso un comunicato in cui spiega che “il principale obiettivo del riconoscimento è rafforzare lo spirito imprenditoriale degli amministratori pubblici in Brasile, motivandoli e mettendoli a confronto con realtà differenti”. Lo scopo di tale missione, infatti, era quello di osservare e studiare casistiche imprenditoriali e iniziative rappresentative della buona gestione pubblica sviluppate nel Vecchio continente e illustrare le proprie esperienze agli omologhi europei.
Tra i presenti vi erano anche i sindaci dei piccoli comuni di Munhoz de Mello (Paraná), di Cariacica (Espírito Santo), di Itapetininga (São Paulo) e di Messias Targino (Rio Grande do norte).
Per quanto riguarda Milano, la delegazione ha preso parte ad una riunione con alcune piccole e medie imprese lombarde particolarmente attive nell'export con il colosso latinoamericano. A Venezia, invece, si è svolto un incontro con rappresentanti della Camera di commercio e con alcuni assessori comunali, focalizzato soprattutto sulle relazioni commerciali Italia-Brasile e sul sostegno al credito internazionale.Relativamente alle visite in Spagna, la delegazione brasiliana ha partecipato al Congresso internazionale di creatività e innovazione sociale tenutosi a Barcellona ed è stata successivamente ospite di "Barcelona activa", un’agenzia per lo sviluppo locale.

lunedì 29 novembre 2010

La rivolta dei narcos nelle favelas di Rio

Due anni fa, il Governo brasiliano aveva lanciato un’iniziativa che prevedeva la bonifica di alcune delle 165 favelas che circondano la città di Rio de Janeiro, al fine di estirpare il narcotraffico presente nella zona.

Il progetto di bonifica, all’interno del quale rientra il presidio di migliaia di poliziotti – polizia bacificadora – ha, di recente, scatenato un forte dissenso da parte dei narcos che, non accettando di perdere il loro potere, stanno costringendo il Governo Lula a rispondere con fermezza alla loro ribellione.
Il progetto è stato diviso in due fasi: la prima consiste in un'occupazione pacifica, finalizzata a ristabilire l’ordine e ad arginare la violenza; la seconda prevede l’avviamento di servizi sociali, scolastici e sanitari in zone da sempre considerate off limits, in cui milioni di diseredati sono ostaggio del narcotraffico e le condizioni di vita sono molto negative.
Precedentemente, il narcotraffico veniva affrontato attraverso le tropas de elite, corpi scelti che attuavano blitz con metodi brutali; la polizia pacificatrice è stata accolta dall’opinione pubblica e dalle vittime delle favelas come una vera e propria rivoluzione sociale. Il governo di Rio pare determinato a procedere nella repressione della violenza causata dalla ribellione dei narcotrafficanti nelle favelas e, anche in vista delle Olimpiadi del 2016 e i campionati del mondo di calcio, il presidente Lula (in carica fino a fine anno) ha autorizzato un'operazione che prevede l’impiego di nove blindati della Marina, 800 uomini, ad elicotteri, nella speranza che questa “guerra urbana” si concluda al più presto e possa ridurre il potere dei narcos.

venerdì 26 novembre 2010

Economie emergenti: sviluppo nel rispetto del clima

Secondo quanto emerso dai dati riportati da un recente studio del Wwf, i paesi emergenti “stanno agendo con maggiore determinazione, ambizione ed energia rispetto a molti dei paesi del mondo sviluppato” per la salvaguardia ambientale.

L’analisi dimostra che Brasile, Sudafrica, Cina, India e Messico, hanno intrapreso azioni strategiche per salvare il clima, adottando standard energetici e piani per la riduzione delle emissioni solidi e creando i presupposti per le ulteriori azioni che saranno necessarie nel futuro.
Il Messico si è impegnato a ridurre le emissioni del 50% entro il 2050 (rispetto ai livelli registrati nel 2000); la Cina si propone di agire in modo che il 15% di tutte le energie derivi da fonti rinnovabili entro il 2020, e di divenire il principale produttore mondiale di prodotti relativi a tale settore. Si tratta di uno degli obiettivi che fanno capo a quello più generale, preso in occasione del Summit Sul Clima delle Nazioni Unite a Copenhagen, di garantire la riduzione dell'intensità energetica del 20% nel 2010, rispetto ai livelli registrati nel 2005.
Il Sudafrica, malgrado l’elevata dipendenza dal carbone, si è focalizzato sulla pianificazione di uno sviluppo caratterizzato da basse emissioni di carbonio, e si sta impegnando per ottenere una riduzione pari a circa il 34% entro il 2020.
Il Brasile, dal canto suo, ha ridotto la deforestazione del 56% a partire dal 2004 e, per il 2017, ha stabilito un obiettivo che prevede di ridurla fino al 70% al di sotto del livello medio registrato tra il 1995 e il 2006. L'India, invece, nell'ambito del suo piano nazionale per la lotta ai cambiamenti climatici, sta sviluppando il settore dell'energia solare ed eolica ed è probabile che vada oltre il suo obiettivo di aumentare del 10% la generazione di energia mediante risorse rinnovabili entro il 2012. Mariagrazia Midulla, responsabile clima del Wwf Italia, ha affermato: “è incoraggiante notare come queste economie emergenti si siano impegnate per ribaltare le attuali tendenze crescenti delle emissioni e stiano seguendo strategie finalizzate a uno sviluppo caratterizzato da basse emissioni di carbonio” e ha aggiunto che “queste iniziative dovrebbero basarsi su un clima di maggiore collaborazione tra i paesi sviluppati, come la Ue, e le economie emergenti, e che un simile contesto potrebbero imprimere un nuovo slancio ai negoziati delle Nazioni Unite sul clima”.

giovedì 25 novembre 2010

Il Brasile punta sugli investimenti infrastrutturali

Tra i Paesi appartenenti al G-20, il Brasile è quello che intende stanziare il maggior volume di investimenti per lo sviluppo dei settori prioritari, come quello delle infrastrutture.

L'America latina è uscita pressoché indenne dalla più grave crisi dell'economia mondiale dalla Grande depressione. Quest’anno infatti è prevista una crescita del 7,5% per il Brasile, dell’8% per il Cile e del 10% per il Perù: questi Paesi, negli anni precedenti alla crisi del 2008, hanno saputo porre le basi per la stabilità macroeconomica, provvedendo a mantenere basso il debito pubblico e controllando l’inflazione. Grazie a tali provvedimenti, l’impatto della crisi globale non è stato avvertito a livello finanziario, ma solo in ambito commerciale, a causa della riduzione degli scambi internazionali; calo che è stato, tuttavia, ovviato dalla grande domanda di materie prime dall'Asia, che ha dato un notevole contributo alla crescita.
Il buon andamento dell’economia però, ha portato anche problemi nuovi per questi Paesi, in cui il continuo arrivo di denaro deve essere controllato, al fine di evitare un rapido apprezzamento del cambio che può comportare una minor competitività e la crescita di bolle speculative.
Dal punto di vista fiscale, il colosso latinoamericano, in occasione del G-20 di Seul, si è assunto l’impegno di raggiungere un avanzo primario equivalente al 3,3% del Pil dal 2011 al 2013, argomentando che tale saldo sarà possibile grazie alla riduzione dell’indebitamento pubblico netto al 30,8% entro il 2013. Quanto ai rischi legati all’apprezzamento artificiale della moneta, il Brasile ha sottolineato che si avvarrà di strumenti “macroprudenziali”, ossia di misure atte al controllo dei capitali; infine, per migliorare la competitività dell’industria nazionale il Brasile ha puntato sul settore delle infrastrutture e intende promuovere soprattutto quelle che favoriscono una crescita “solida, sostenibile ed equilibrata” nel medio periodo, con particolare attenzione per quelle che promuovono l’integrazione regionale (per esempio nei trasporti, che miglioreranno il sistema logistico del Paese, attualmente ancora inadeguato).
A questo proposito, il settore privato, come ha fatto notare il presidente della Banca interamericana di sviluppo (Idb), Luis Alberto Moreno, può giocare un ruolo primario; visto l’interesse crescente per l'area, che caratterizza anche le imprese italiane, l’Idb ha firmato un accordo con Intesa Sanpaolo per cofinanziare progetti infrastrutturali pubblici e privati e per sostenere le Pmi italiane che vogliono investire in America latina.

martedì 23 novembre 2010

Negozi al dettaglio brasiliani: un'inversione di tendenza

Le catene di aziende brasiliane hanno aumentato le quote investite nell’apertura di nuovi negozi al dettaglio che si affacciano sulla strada, al di fuori dei “costosi” centri commerciali.

I punti vendita che si affacciano sulla strada tornano nel mirino delle reti di vendita al dettaglio in Brasile, dopo decenni in cui le strategie di espansione di queste catene si erano focalizzate quasi esclusivamente sui centri commerciali. Secondo i dati della Confederazione Nazionale del Commercio (CNC) in Brasile, quest’anno, a livello di vendite, la crescita dei centri commerciali è risultata inferiore rispetto a quella di alcune imprese dedicate al commercio al dettaglio attraverso i negozi tradizionali, spesso collocati in punti strategici per l’elevata visibilità e il flusso di potenziali visitatori/acquirenti. Tale differenza è comprensibile se si considera che i negozi che si affacciano sulla strada costano in media il 10% in meno rispetto a quelli ubicati negli shopping center: il costo di questi ultimi è maggiore in quanto comprende il costo dell’affitto, il fondo per la promozione e, inoltre, la percentuale che i centri commerciali si riservano sulle vendite dei negozi che ospitano al loro interno.

lunedì 22 novembre 2010

Soja Livre: il Brasile investe nella soia OGM-Free

Secondo recenti studi, nei prossimi anni il commercio mondiale di mais vedrà una quota crescente di prodotto ogm, che potrebbe giungere fino all' 86% del totale.

Oltre l'85% dei mangimi nell'Unione europea contiene biotech e il 25% del mangime destinato agli allevamenti nazionali proviene dalle coltivazioni di soia ogm di Stati Uniti, Argentina e Brasile. Cia (Confederazione Italiana degli Agricoltori) e Vas (Associazione Verdi Ambiente e Società) sostengono che l’invasione di biotech potrebbe dilagare a livello internazionale: il Brasile ha destinato 21 milioni di ettari a coltivazioni ogm, un terzo rispetto ai 64 milioni degli Stati Uniti, mentre la Cina, sebbene abbia appena cominciato, è già a 3,7 milioni di ettari e l'India ha raggiunto quota 8 milioni di ettari. La produzione ogm sta, quindi, aumentando velocemente e, senza interventi mirati, è probabile che la disponibilità di mais ogm free a livello internazionale si riduca di circa il 70% entro i prossimi cinque anni.
Tuttavia, le associazioni dei produttori di soia del Mato Grosso - dove la soia transgenica costituisce già il 60% dell’offerta rispetto al 20% di tre anni fa - hanno ideato e avviato un programma per lo sviluppo delle varietà di soia non geneticamente modificata. Tale iniziativa, chiamata Soja Livre – Soia Libera, è nata attraverso il paternariato tra il Centro di ricerca agricola statale (EMBRAPA), l’Associazione dei produttori di soia del Mato Grosso (APROSOJA) e l’Associazione dei produttori e trasformatori di cereali non transgenici (ABRANGE). Il progetto, per il quale si investirà un milione di dollari, prevede la coltivazione di 18 varietà di semi di soia naturale in 13 aree del Mato Grosso e, in un secondo momento, la creazione di 24 “unità dimostrative”, per permettere ai coltivatori di testare la produttività delle varietà non geneticamente modificate. Si tratta di puntare su un prodotto di nicchia che può garantire un notevole guadagno e, inoltre, consentire di liberarsi dalla forte dipendenza nei confronti delle multinazionali del settore. Le organizzazioni coinvolte nell’iniziativa, a fronte dell’ampia richiesta di soia OGM-free da parte, soprattutto, dei paesi europei, si propongono di fare del Brasile il maggiore produttore/esportatore di tale prodotto nell’arco di sette anni.

venerdì 19 novembre 2010

La priorità del Brasile: una società egualitaria

Il processo elettorale brasiliano ha confermato il consolidamento della democrazia nel colosso dell’America Latina, la capacità di confronto delle idee e dei programmi presentati dai candidati e la capacità critica della popolazione.

Con la Rousseff, il Brasile ha scelto ancora la linea progressista rigorosa di sinistra incarnata da Lula, affinché si riduca ulteriormente la povertà e vengano mitigate le disuguaglianze sociali.
I dati emersi da un’indagine denominata “Conflitos no Campo”, effettuata dalla Commissione Pastorale della Terra (Cpt), dimostrano che, nei primi sette mesi del 2010, sono aumentati i conflitti sociali in Brasile: si tratta per lo più relativi all’incremento di episodi di violenza nei confronti di indigeni, piccoli agricoltori e comunità contadine. La causa scatenante di tali scontri è soprattutto l’oro blu. Nel 2009, i conflitti legati all’acqua sono stati 22: dal 1° gennaio al 31 luglio di quest’anno sono stati 29; inoltre, il numero delle famiglie coinvolte in tali contese è passato da 20.000 a più di 25.000. La maggior parte degli scontri legati all’acqua sono causati dalla costruzione delle dighe che, nel 2010, interessano 14 dei 26 stati che compongono la Federazione Brasiliana.
Una delle ragioni che hanno spinto la popolazione verdeoro a votare l’erede di Lula è la promessa dell’impegno per una società egualitaria: la Roussef si è incaricata della gestione del progetto Minha casa, Minha vida che prevede la costruzione di nuove case e la ristrutturazione delle villas (più comunemente chiamate favelas), immensi villaggi caratterizzati da situazioni di grave degrado e violenza, creatisi in seguito all’eliminazione della schiavitù (1888), a causa dell’indifferenza nei confronti dei milioni di schiavi neri e indios che, malgrado avessero ottenuta la libertà, si ritrovarono senza risorse e ancora discriminati. In questi ultimi 8 anni si è cercato di far fronte al debito interno attraverso una politica sociale inclusiva, che ha consentito a milioni di brasiliani di uscire dalla povertà, incrementando la classe media: tali provvedimenti non hanno impedito all’industria nazionale e agli investimenti provenienti dall’estero di trovare nella realtà economica verdeoro un contesto favorevole, ricco di opportunità.

mercoledì 17 novembre 2010

L’export brasiliano cresce soprattutto al Nord

Il MDIC - Ministero brasiliano dello Sviluppo, Industria e Commercio Estero - venerdì scorso, 12 novembre, ha diffuso i dati relativi al commercio estero degli Stati e dei comuni da gennaio a ottobre 2010.

Nel periodo considerato, sono state registrate le informazioni riguardanti 26 Stati, del Distretto Federale e di oltre 2.300 comuni, attivi nel commercio internazionale. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono aumentate del 42% le esportazioni della Regione Nord, passate da 8,3 a 11,9 miliardi di dollari; del 38% quelle del Sud-Est, che sono passate da 66,4 a 91,7 miliardi di dollari e del 37% le vendite esterne del Nord-Est, passate da 9,4 a 12,9 milioni di dollari. Per quanto riguarda il Sud, l’incremento dell’export è stato minore: quest’area ha registrato una crescita del 13%, passando da 27,4 a 31,1 miliardi di dollari. Anche nel Centro-Ovest, le spedizioni internazionali non sono state molto consistenti: qui l’incremento è stato dell’8% (da 12,2 a 13,3 miliardi di dollari).
I dati relativi alle esportazioni del mese di ottobre di quest’anno, paragonati a quelli registrati nello stesso periodo del 2009, indicano che il Nord, nel complesso, ha registrato la crescita delle esportazioni più consistente, con un fatturato di 1,6 miliardi di dollari: lo scorso anno era stato di 970 milioni di dollari. Il secondo posto è occupato dal Sud-Est, che ha effettuato vendite all’estero per 10,5 miliardi di dollari, segnando una crescita del 35%. Seguono il Sud (3,3 miliardi di dollari, +16%), il Centro-Ovest (1,2 miliardi di dollari, +13,9%) e il Nord-Est (1,3 miliardi di dollari, +13,8%).
San Paolo risulta essere lo Stato che ha esportato maggiormente, con 42,4 miliardi di dollari. Vi sono poi: Minas Gerais, con 24,9 miliardi dollari; Rio de Janeiro, con 14,8 miliardi di dollari, Rio Grande do Sul, con 12,9 miliardi di dollari, Paraná, con 11,8 miliardi di dollari e Pará, con 9,9.
San Paolo è al primo posto anche relativamente alle importazioni, con 55,7 miliardi di dollari. Seguono Rio de Janeiro, Paraná e Rio Grande do Sul, rispettivamente con: 13,6, 11,3 e 10,9 miliardi di dollari.
Gli unici stati che non hanno mostrato un incremento nel periodo preso in esame sono: relativamente alle esportazioni, il Mato Grosso, Piauí e Roraima; quest’ultimo e Amapá, per quanto riguarda le importazioni.

martedì 16 novembre 2010

Cresce il mercato cosmetico brasiliano

La riduzione della povertà e il maggior livello di benessere stanno modificando le abitudini dei brasiliani che ora possono concedersi la soddisfazione di nuovi bisogni secondari.

Tra gli effetti del miglioramento della situazione economica brasiliana vi è l’incremento degli acquisti relativi a prodotti cosmetici per l’igiene personale e la cura del corpo; l’attenzione verso il proprio aspetto ha portato il mercato dei cosmetici ad un incremento sbalorditivo: secondo una ricerca statistica diffusa
dall’ABIHPEC - Associaçao Brasileira de Industria e Higiene Pessoal Perfumaria e Cosmeticos – che risale allo scorso aprile e che ha preso in esame il periodo 1995-2009, tale settore è in continua crescita, con un aumento annuale del 10,9%; considerando soltanto i primi due trimestri del 2009 e 2010, il mercato dei cosmetici è incrementato del 15,2%. Inoltre, i ricavi attribuibili alla vendita dei profumi occupano il secondo posto nella classifica mondiale, preceduti dagli Stati Uniti.
Il Brasile dispone di molte materie prime ma è carente nell’ambito della produzione industriale, tuttavia sul territorio verdeoro sono presenti due grandi aziende produttrici nazionali - Natura e Boticiario - che distribuiscono il prodotto principalmente attraverso 3 modalità: vendita a domicilio (porta a porta), vendita al dettaglio e vendita attraverso catene di negozi (franchising). Molti profumi, essendo invece importati, approdano sul mercato al dettaglio ad un prezzo piuttosto elevato in rapporto a quello Europeo. Inoltre, rispetto al Vecchio Continente, vi è un'altra particolarità: i profumi in Brasile sono sempre stati oggetto del desiderio di persone appartamenti alla classe alta, per questa ragione nei negozi verdeoro solitamente si trovano solo le confezioni con i formati più grandi, mentre scarseggiano le quelle di dimensioni intermedie e piccole.
Avviare un negozio nel settore della cosmetica e profumeria, che in Brasile richiede un investimento di 87.000 R$ (circa 37.000 €), risulta quindi essere un investimento redditizio, a patto che si seguano le disposizioni della legislazione vigente in questo ambito e che - qualora si volessero offrire anche servizi di estetica o di consulenza all'interno della propria attività - all’interno della società via sia una persona munita di un regolare diploma di estetista.

lunedì 15 novembre 2010

11 le aziende italiane presenti alla Fimai 2010

Lo scorso 11 novembre si è conclusa la Fimai 2010, la fiera più importante per il settore ambientale in America Latina, cui hanno preso parte anche alcune aziende italiane.

L’evento, stato promosso dall’ICE e dal MATTM - l’Istituto Italiano dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare - si è tenuto presso l’Expo Center Norte di San Paolo; nel Padiglione ufficiale del Belpaese, erano presenti 11 aziende italiane, operanti nel settore delle tecnologie verdi e delle fonti energetiche alternative, interessate ad inserirsi nel mercato verdeoro dello sviluppo ecosostenibile e a confrontarsi con investitori e partners sudamericani intenzionati a valutare rapporti di collaborazione commerciale, industriale e tecnologico.
Le 11 aziende italiane che, grazie a tale fiera, hanno presentato la loro attività e i loro prodotti ai potenziali partners brasiliani del settore ambientale sono le seguenti: Air Clean Srl, Archimede Solar Energy, Astra Engineering Srl, Eurovix Srl, Irac Srl, Pagani Geotechnical Equipment Srl, Pro D3 Srl, Sereco Srl, Tecnoimpianti Water Treatment Srl, Vomm Impianti e Processi Spa e XEO4 Srl.
In occasione della fiera, Diego Tommasini, membro dell’Italian Environment Desk dell’ICE, ha affermato: “Il coinvolgimento delle imprese e la preoccupazione per l’ambiente sono in costante crescita, e la sostenibilità si presenta come un elemento di differenziazione competitiva. Le azioni in materia di sostenibilità rafforzano l’immagine aziendale e generano nuove opportunità di business”.

venerdì 12 novembre 2010

Al G-20 il Brasile accusa di protezionismo gli Usa

In occasione di uno dei dibattiti svoltisi nell’ambito del G-20 di Seul, il presidente brasiliano Lula e la neo eletta Dilma Rousseff, hanno criticato il protezionismo economico statunitense.

Il vertici della Federal Riserve, la banca centrale statunitense, hanno predisposto la stampa di 600 miliardi di dollari per acquistare obbligazioni del Tesoro americano. Tale provvedimento è finalizzato ad abbassare i tassi di interesse e a sradicare i due più gravi problemi dell’economia statunitense: crisi del settore immobiliare e disoccupazione. L’immissione di nuove banconote avrà l’effetto di indebolire la valuta americana e, di conseguenza, renderà i prodotti made in Usa molto più competitivi sui mercati mondiali, sfavorendo quei Paesi che –come la Germania, il Brasile e il Giappone, confidano nell’export per far fronte alla crisi.
L’annuncio della Federal Reserve, ha suscitato sgomento e dissenso negli esponenti di diverse nazioni presenti al G-20 di Seul; Dilma Roussef, che assumerà la presidenza del Brasile il prossimo 1° gennaio, ha contestato in modo deciso il provvedimento e affermato che si tratta di una strategia messa in campo dagli Stati Uniti per esercitare un protezionismo mascherato in favore delle proprie esportazioni. “Credo che la politica del dollaro debole è grave per il mondo intero, è un tema che fa in modo che l'aggiustamento nordamericano pesi sui conti di altre economie”, ha dichiarato l’erede di Lula che, a sua volta, ha ribadito il dissenso e ha, inoltre, evidenziato la necessità di diversificare il commercio sulla base di altre valute, senza il dollaro come intermediario. Il ministro brasiliano del Fisco, Guido Mantega, ha ricordato l'importanza di accordi internazionali sulle monete chiave atti ad evitare le manipolazioni cambiarie come quella adottata negli Stati Uniti, in quanto potrebbero portare ad uno squilibrio cambiario, ad una sorta di guerra commerciale in cui ogni nazione si difenderà attraverso il protezionismo economico.

Al G-20 il Brasile accusa di protezionismo Usa

In occasione di uno dei dibattiti svoltisi nell’ambito del G-20 di Seul, il presidente brasiliano Lula e la neo eletta Dilma Rousseff, hanno criticato il protezionismo economico statunitense.

Il vertici della Federal Riserve, la banca centrale statunitense, hanno predisposto la stampa di 600 miliardi di dollari per acquistare obbligazioni del Tesoro americano. Tale provvedimento è finalizzato ad abbassare i tassi di interesse e a sradicare i due più gravi problemi dell’economia statunitense: crisi del settore immobiliare e disoccupazione. L’immissione di nuove banconote avrà l’effetto di indebolire la valuta americana e, di conseguenza, renderà i prodotti made in Usa molto più competitivi sui mercati mondiali, sfavorendo quei Paesi che –come la Germania, il Brasile e il Giappone, confidano nell’export per far fronte alla crisi.
L’annuncio della Federal Reserve, ha suscitato sgomento e dissenso negli esponenti di diverse nazioni presenti al G-20 di Seul; Dilma Roussef, che assumerà la presidenza del Brasile il prossimo 1° gennaio, ha contestato in modo deciso il provvedimento e affermato che si tratta di una strategia messa in campo dagli Stati Uniti per esercitare un protezionismo mascherato in favore delle proprie esportazioni. “Credo che la politica del dollaro debole è grave per il mondo intero, è un tema che fa in modo che l'aggiustamento nordamericano pesi sui conti di altre economie”, ha dichiarato l’erede di Lula che, a sua volta, ha ribadito il dissenso e ha, inoltre, evidenziato la necessità di diversificare il commercio sulla base di altre valute, senza il dollaro come intermediario. Il ministro brasiliano del Fisco, Guido Mantega, ha ricordato l'importanza di accordi internazionali sulle monete chiave atti ad evitare le manipolazioni cambiarie come quella adottata negli Stati Uniti, in quanto potrebbero portare ad uno squilibrio cambiario, ad una sorta di guerra commerciale in cui ogni nazione si difenderà attraverso il protezionismo economico.

giovedì 11 novembre 2010

Turismo in Brasile e opportunità per le PMI italiane

L’8 novembre scorso, presso la sede di Unioncamere, si è tenuto un incontro focalizzato sul ruolo del turismo, del marketing e della comunicazione allo scopo di favorire e incrementare i flussi tra il Belpaese e il gigante latinoamericano.

All’evento - organizzato dalla Camera Italiana di Commercio e dell'Industria di Santa Catarina e dall'Associazione Giornali e Quotidiani dell'Interno (ADI) dello Stato brasiliano di Santa Catarina, con la collaborazione di Unioncamere e Assocamerestero – hanno partecipato una delegazione della stampa brasiliana e alcuni giornalisti italiani.
Il Governo federale brasiliano ha investito molto nel settore del turismo, basti pensare che, nel periodo 2003-2009, sono stati stanziati circa quattro miliardi di euro per la realizzazione di iniziative promozionali in tale comparto. I provvedimenti adottati hanno portato a risultati sorprendenti: negli ultimi tre anni, secondo le stime Isnart-Unioncamere, il numero dei turisti italiani in Brasile è aumentato di circa il 37% e, solo nel 2009, sono state 6,8 milioni le presenze turistiche registrate, corrispondenti ad una spesa di 501 milioni di euro.
In vista e in funzione dei prossimi eventi sportivi - Confederation Cup (2013), Coppa del Mondo (2014), Olimpiadi di Rio de Janeiro (2016) – verranno investiti circa 7,2 miliardi di euro, sommati ai 2,5 miliardi finalizzati alla costruzione di porti e aeroporti e ai 421 milioni destinati al settore dell'hospitality, nell’ambito di un programma specifico del Banco Nacional do Desenvolvimento Economico e Social (BNDES).
Durante l’incontro, il Presidente dell’ADI - Àmer Felix Ribeiro – ha voluto sottolineare l’importanza della visibilità che i media hanno il potere e il dovere di fornire alle opportunità legate a tali investimenti: "Strategico è il ruolo dei media brasiliani nel promuovere i rapporti con l'Italia, perché è grazie all'efficacia della loro azione che è possibile veicolare le attrattive turistiche del Brasile, anche nel campo del turismo d'affari, e la possibilità per le imprese italiane di partecipare alle opere di ammodernamento e sviluppo che interesseranno il Paese”.

martedì 9 novembre 2010

Brasile, il settore agricolo è in forte crescita

La produzione agricola brasiliana, in dieci anni, è aumentata del 79%, passando da 83 a 149 milioni di tonnellate: il gigante latino americano è così diventato la prima potenza agricola tropicale.

Il Brasile è leader mondiale nelle esportazioni di soia, carne vaccina, caffè, zucchero, tabacco, etanolo e succo di frutta. Ma è la produzione agricola che a segnato i risultati più sorprendenti, soprattutto grazie ai provvedimenti del governo Lula che ha predisposto interventi mirati, nella piccola, media e grande impresa agricola, soddisfando così sia le esigenze dei grandi produttori sia quelle dei nuclei famigliari. Come ha ricordato Francesco Pallaro, vicepresidente commerciale di New Holland, “il programma "trator solidario", introdotto nel 2008, ha concesso agevolazioni ai piccoli imprenditori, prestiti per macchinari agricoli rimborsabili con il 2% di interessi, facilitazioni creditizie per gli investimenti in macchinari”.
Il successo del Brasile nel settore agricolo va considerato anche alla luce dalla politica agraria gestita da Embrapa, la più grande agenzia agricola del mondo, che si occupa della pianificazione e della programmazione degli interventi basati sulle condizioni del mercato, domestico e internazionale. Ora il Brasile è in grado di competere con i cinque più grandi esportatori di alimenti: Stati Uniti, Canada, Australia e Unione europea.

lunedì 8 novembre 2010

Sao Paulo Prêt à Porter 2011

Dal 18 al 21 gennaio si terrà la prima edizione della manifestazione fieristica Sao Paulo Prêt à Porter 2011, presso l’Expo Center Norte di San Paolo.
L’evento è stato organizzato da Promos, ICE, Sistema Moda Italia ed Ente Moda Italia rientra tra le fiere selezionate da Regione Lombardia e sistema camerale lombardo relativamente al bando “Voucher per la partecipazione a fiere internazionali all’estero”, finalizzato ad elargire contributi per abbattere i costi di partecipazione.
L’iniziativa prevede la partecipazione di più di 400 espositori, provenienti dai più prestigiosi poli produttivi brasiliani e internazionali e i principali buyer al dettaglio del Sud America. Sarà predisposta un’area esclusiva dedicata ai Brand Premium, aziende con marchi prestigiosi e consolidati, già noti nel mercato brasiliano. Nella stessa settimana, sempre a San Paolo, avrà luogo anche Couromoda, la più importante fiera del settore delle calzature in America Latina.

venerdì 5 novembre 2010

Anche in Brasile cresce la domanda di spumante

Secondo una ricerca eseguita dal Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia (CIVRE), nel primo semestre di quest’anno, il mercato internazionale degli spumanti ha registrato un forte incremento.

I tre maggiori esportatori di spumanti, stando ai dati CIVRE, sono: la Francia - che occupa il gradino più alto del podio grazie allo champagne - con una stima in valore di circa 2 milioni e 300 mila euro per il 2010, seguita dall'Italia, con una stima in valore di 408 milioni di euro, e, con circa 317 milioni di euro, la Spagna. Tuttavia, sempre per il 2010, se si considerano le stime per volume, l'Italia eguaglia la Francia, con circa 240 milioni di bottiglie.
Relativamente ai mercati di destinazione dell’export italiano, si riscontra che nel 2009 i dati non erano molto dissimili da quelli registrati nel 2004 per i grandi mercati; il primo paese era stato Germania (con il 20,4% del valore), seguito dagli Stati Uniti (16,4%), dal Regno Unito (10,9%) e dalla Svizzera (7,3%). I mercati medio-piccoli, invece, si sono rivelati in controtendenza rispetto alla contrazione generale: la Russia, per esempio, dal 2004 al 2009 ha più che raddoppiato l’importazione di spumanti italiani, passando dal 2,4% (2004) al 5,6% (2009) e l’Austria è passata dall’1,5% al 4,4%. Anche nei mercati emergenti il settore è cresciuto notevolmente: Brasile, Argentina ed Estonia stanno incrementando le loro importazioni di spumante.
La ricerca è stata presentata in occasione del Forum Spumanti d’Italia svoltosi a Venezia dal 15 al 17 ottobre a ha mostrato una realtà complessa e articolata da cui i produttori italiani di spumante possono trarre interessanti linee guida per migliorare la loro competitività al livello di export. Come ha affermato il Prof. Eugenio Pomarici - del Dipartimento di Politica ed Economia Agraria presso l'Università Federico II di Napoli - "l'Italia ha superato il periodo più profondo della crisi economica internazionale rafforzando la sua competitività e dovrebbe prestare maggiore attenzione ad alcuni mercati minori molto dinamici".

mercoledì 3 novembre 2010

Brasile: Dilma Roussef prima donna presidente

Le elezioni presidenziali brasiliane si sono concluse la scorsa domenica, con la vittoria di Dilma Roussef, la candidata del Partito dei Lavoratori, sostenuta dal Presidente uscente Lula.

Al secondo turno delle elezioni, Dilma Vana Rousseff, ha raggiunto il 55,43% dei voti, contro il 44,57% del rivale socialdemocratico Josè Serra, diventando la prima donna presidente della Repubblica Federativa del Brasile.
Malgrado sia cresciuta in una famiglia di classe medio-alta, la Roussef, economista, iniziò la sua carriera politica tra le file del socialismo e partecipò alla lotta armata contro la dittatura militare brasiliana alla fine degli anni ’60; tale coinvolgimento le costò 3 anni di prigionia. Nonostante avesse partecipato alla fondazione del PDT (Partito Democratico Trabalhista), nel 2002 ne era uscita a causa di contrasti con i vertici, per entrare a far parte del PT (Partido dos Trabalhadores). Nel 2002 era stata eletta Ministro delle Miniere e dell’Energia da Lula e poi nominata Ministro della Casa Civil (una sorta di Ministero dell’Interno), in quest’ambito aveva guidato il Programma di Accelerazione della Crescita (PAC), uno dei cavalli di battaglia del governo Lula, che prevedeva azioni in quasi tutti i settori, dalle infrastrutture alla sicurezza pubblica.La pupilla di Lula, che governerà il Brasile per il periodo 2010-2014, nel suo primo discorso dopo l’elezione, ha invitato tutti gli eletti a lavorare insieme per lo sviluppo del paese: “insieme a me sono stati eletti nuovi governatori, deputati e senatori. Congratulandomi con loro, invito tutti, indipendentemente dal partito di appartenenza, a partecipare ad un’azione determinata per il futuro del nostro paese”, ha affermato la Rouseff. Come aveva dichiarato durante la campagna elettorale, Dilma intende proseguire sulla linea di Lula, ovvero continuare ad accompagnare la crescita dell’economia con l’inclusione sociale: negli otto anni in cui ha governato il suo predecessore, 28 milioni di persone sono uscite dallo stato di povertà in Brasile e la Roussef punta a sradicare quest’ultima in modo permanente.

martedì 2 novembre 2010

Il Brasile punta sulle misure antidumping

Negli ultimi anni, in tema di misure di difesa commerciale, sono aumentate le richieste di apertura di investigazioni e le sanzioni applicate sulle importazioni effettuate in maniera sleale in Brasile.

Attualmente, presso il Decom - il Dipartimento di Difesa Commerciale brasiliano - sono in corso 30 investigazioni, sono in fase di analisi 25 richieste e sono in vigore 67 misure definitive, 28 delle quali sono applicate contro prodotti made in China: si tratta del 42% del totale.
Il Brasile, nel 2007/08 e nel 2008/09, è stato il terzo paese al mondo che ha applicato più misure antidumping: quelle atte a proteggere il mercato comunitario di un determinato prodotto dai danni al sistema produttivo derivanti dalle importazioni di beni offerti a prezzi inferiori ai prezzi degli stessi beni venduti sul mercato d’origine
Sebbene il Brasile sia una tra i principali utilizzatori di tali misure, le sue azioni di rado vengono contestate dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e, malgrado tutte le misure che il paese ha applicato dall’inizio del funzionamento dell’OMC, nei casi che riguardavano la difesa commerciale nel sistema di soluzione delle controversie, non ha mai perso. Il gigante sudamericano ha compreso quali sono i vantaggi dell’export e intende “invadere” sia il mercato europeo sia quello asiatico, ma intende farlo nel pieno rispetto delle regole.
Relativamente all’efficacia della difesa commerciale, oltre all’approvazione di regole specifiche riguardo alla certificazione di origine (in fase finale di analisi presso il parlamento brasiliano), è bene considerare l’innovazione introdotta dalla legge n. 11.786 del 2008, che prevede la possibilità di investigazioni “anticircumvention” in casi in cui si verifichino modifiche nell’attività commerciale con la finalità specifica di eludere le misure di difesa commerciale.