Secondo recenti studi, nei prossimi anni il commercio mondiale di mais vedrà una quota crescente di prodotto ogm, che potrebbe giungere fino all' 86% del totale.
Oltre l'85% dei mangimi nell'Unione europea contiene biotech e il 25% del mangime destinato agli allevamenti nazionali proviene dalle coltivazioni di soia ogm di Stati Uniti, Argentina e Brasile. Cia (Confederazione Italiana degli Agricoltori) e Vas (Associazione Verdi Ambiente e Società) sostengono che l’invasione di biotech potrebbe dilagare a livello internazionale: il Brasile ha destinato 21 milioni di ettari a coltivazioni ogm, un terzo rispetto ai 64 milioni degli Stati Uniti, mentre la Cina, sebbene abbia appena cominciato, è già a 3,7 milioni di ettari e l'India ha raggiunto quota 8 milioni di ettari. La produzione ogm sta, quindi, aumentando velocemente e, senza interventi mirati, è probabile che la disponibilità di mais ogm free a livello internazionale si riduca di circa il 70% entro i prossimi cinque anni.
Tuttavia, le associazioni dei produttori di soia del Mato Grosso - dove la soia transgenica costituisce già il 60% dell’offerta rispetto al 20% di tre anni fa - hanno ideato e avviato un programma per lo sviluppo delle varietà di soia non geneticamente modificata. Tale iniziativa, chiamata Soja Livre – Soia Libera, è nata attraverso il paternariato tra il Centro di ricerca agricola statale (EMBRAPA), l’Associazione dei produttori di soia del Mato Grosso (APROSOJA) e l’Associazione dei produttori e trasformatori di cereali non transgenici (ABRANGE). Il progetto, per il quale si investirà un milione di dollari, prevede la coltivazione di 18 varietà di semi di soia naturale in 13 aree del Mato Grosso e, in un secondo momento, la creazione di 24 “unità dimostrative”, per permettere ai coltivatori di testare la produttività delle varietà non geneticamente modificate. Si tratta di puntare su un prodotto di nicchia che può garantire un notevole guadagno e, inoltre, consentire di liberarsi dalla forte dipendenza nei confronti delle multinazionali del settore. Le organizzazioni coinvolte nell’iniziativa, a fronte dell’ampia richiesta di soia OGM-free da parte, soprattutto, dei paesi europei, si propongono di fare del Brasile il maggiore produttore/esportatore di tale prodotto nell’arco di sette anni.
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