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venerdì 12 novembre 2010

Al G-20 il Brasile accusa di protezionismo gli Usa

In occasione di uno dei dibattiti svoltisi nell’ambito del G-20 di Seul, il presidente brasiliano Lula e la neo eletta Dilma Rousseff, hanno criticato il protezionismo economico statunitense.

Il vertici della Federal Riserve, la banca centrale statunitense, hanno predisposto la stampa di 600 miliardi di dollari per acquistare obbligazioni del Tesoro americano. Tale provvedimento è finalizzato ad abbassare i tassi di interesse e a sradicare i due più gravi problemi dell’economia statunitense: crisi del settore immobiliare e disoccupazione. L’immissione di nuove banconote avrà l’effetto di indebolire la valuta americana e, di conseguenza, renderà i prodotti made in Usa molto più competitivi sui mercati mondiali, sfavorendo quei Paesi che –come la Germania, il Brasile e il Giappone, confidano nell’export per far fronte alla crisi.
L’annuncio della Federal Reserve, ha suscitato sgomento e dissenso negli esponenti di diverse nazioni presenti al G-20 di Seul; Dilma Roussef, che assumerà la presidenza del Brasile il prossimo 1° gennaio, ha contestato in modo deciso il provvedimento e affermato che si tratta di una strategia messa in campo dagli Stati Uniti per esercitare un protezionismo mascherato in favore delle proprie esportazioni. “Credo che la politica del dollaro debole è grave per il mondo intero, è un tema che fa in modo che l'aggiustamento nordamericano pesi sui conti di altre economie”, ha dichiarato l’erede di Lula che, a sua volta, ha ribadito il dissenso e ha, inoltre, evidenziato la necessità di diversificare il commercio sulla base di altre valute, senza il dollaro come intermediario. Il ministro brasiliano del Fisco, Guido Mantega, ha ricordato l'importanza di accordi internazionali sulle monete chiave atti ad evitare le manipolazioni cambiarie come quella adottata negli Stati Uniti, in quanto potrebbero portare ad uno squilibrio cambiario, ad una sorta di guerra commerciale in cui ogni nazione si difenderà attraverso il protezionismo economico.

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