I tassi di deforestazione in Amazzonia, la più grande foresta pluviale al mondo, sono più che duplicati nel mese di maggio a causa di una proposta di abrogazione della legge sulla protezione ambientale. Nel mese di maggio una superficie di oltre 268 chilometri quadrati di foresta, fino ad ora protetti, sono stati rasi al suolo.
La foresta amazzonica, polmone verde del mondo e culla di biodiversità, è minacciata da una deforestazione selvaggia. I tassi di deforestazione in Amazzonia, la più grande foresta pluviale al mondo, sono più che duplicati nel mese di maggio a causa di una proposta di abrogazione della legge sulla protezione ambientale. Tale testo di legge è stato approvato dalla Camera dei deputati del Brasile ed è in attesa del voto definitivo da parte del Senato.
La legge, una volta approvata, garantirebbe un’amnistia ai proprietari terrieri colpevoli di aver disboscato illegalmente le zone protette, e consentirebbe una riduzione delle superfici che essi sono tenuti a conservare intatte. Secondo quanto comunicato dal National Institute for Space Research, già prima dell’approvazione della legge, una superficie di oltre 268 chilometri quadrati di foresta, fino ad ora protetti, sono stati rasi al suolo, pari a circa 110 chilometri quadrati al giorno.
La foresta amazzonica produce il 20% dell’ossigeno e il 60% dell’acqua dolce presenti sulla terra ed è attualmente protetta da una legge speciale per la tutela ambientale. La deforestazione non serve soltanto alla commercializzazione di legname, ma anche a ricavare terreno da destinare all’allevamento, al pascolo e all’agricoltura. Il Brasile è, infatti, uno dei maggiori esportatori mondiali di carne bovina, di metallo ferroso e di soia che viene destinata sia al mercato alimentare che per la produzione di mangimi e biodiesel.
La lotta alla deforestazione della foresta Amazzonica, ha portato a una riduzione drastica degli illeciti negli ultimi cinque anni. Se la legge fosse approvata nella forma originale, i produttori non saranno tenuti a ripiantare le piante tagliate illegalmente prima del mese di luglio 2008: secondo uno studio dell’Istituto de Pesquisa Economica Aplicada, un equivalente di 30 milioni di ettari (il doppio della superficie dell’Uruguaay)verranno perduti per sempre.
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