Nuove scoperte petrolifere in Brasile permettono lo sviluppo del settore, ma il Paese soffre ancora di carenze infrastrutturali.
Tra il 1990 e il 2010, il consumo di petrolio in Brasile è cresciuto del 62% ed è soddisfatto, per la maggior parte, da produzione interna. Mentre in passato il Paese sudamericano dipendeva dalle importazioni di greggio che,nel 1990 raggiungevano il 50% dei consumi totali, oggi il petrolio proveniente dall’estero non incide che in minima parte, pari a circa il 6,6%.
Petrobras, la compagnia petrolifera brasiliana, ha stimato che le riserve di petrolio verdeoro, considerando anche le recenti scoperte dei giacimenti “pré-sal”, situati tra lo Stato di Espirito Santo e Santa Catarina, avrebbero lo stesso potenziale dei bacini nel Mare del Nord, sfruttati da Gran Bretagna e Norvegia: tali giacimenti posseggono circa 62 miliardi di barili di riserve ed hanno raggiunto la produzione massima nel 1999 con una media di 6 milioni di barili al giorno.
Tra il 1990 e il 2010, il consumo di petrolio in Brasile è cresciuto del 62% ed è soddisfatto, per la maggior parte, da produzione interna. Mentre in passato il Paese sudamericano dipendeva dalle importazioni di greggio che,nel 1990 raggiungevano il 50% dei consumi totali, oggi il petrolio proveniente dall’estero non incide che in minima parte, pari a circa il 6,6%.
Petrobras, la compagnia petrolifera brasiliana, ha stimato che le riserve di petrolio verdeoro, considerando anche le recenti scoperte dei giacimenti “pré-sal”, situati tra lo Stato di Espirito Santo e Santa Catarina, avrebbero lo stesso potenziale dei bacini nel Mare del Nord, sfruttati da Gran Bretagna e Norvegia: tali giacimenti posseggono circa 62 miliardi di barili di riserve ed hanno raggiunto la produzione massima nel 1999 con una media di 6 milioni di barili al giorno.
I bacini petroliferi brasiliani, invece, si trovano nell’oceano Atlantico e, secondo le stime degli esperti di Petrobras, raggiungono circa i 50 miliardi di barili di greggio di riserva, anche se alcuni di essi non sono ancora stati sfruttati perché situati a una profondità di oltre 7.000 metri al di sotto dei fondali oceanici.
Francisco Nepomuceno Filho, executive manager di Petrobras, ha inoltre dichiarato che sono in fase di attuazione dei test inun nuovo sito,al largo di Sergipe Basin, nel nordest del Brasile, in un’area di recente esplorazione.
L’obiettivo della compagnia petrolifera brasiliana è di raggiungere mediamente 2,1 milioni di barili di greggio al giorno entro la fine dell’anno e 6 milioni di barili entro il 2020. In quest’ottica i vertici di Petrobras stanno rivedendo i piani di investimento per i prossimi cinque anni, pari a 224 miliardi di dollari.
Francisco Nepomuceno Filho ha sottolineato che l’aumento di capacità produttiva nell’area pré-sal contribuirà alla riduzione dei costi e al finanziamento di nuove esplorazioni, permettendo al Brasile di diventare la quinta potenza petrolifera brasiliana. Nonostante ciò, il Brasile soffre la carenza di infrastrutture adeguate alla raffinazione, e ricorre ancora all’outsourcing: per mantenere una crescita economica costante, il Brasile deve, innanzitutto, potenziare il sistema infrastrutturale.
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