Nel discorso sullo Stato dell’Unione il Presidente degli Stati Uniti, ha annunciato che, nel mese di marzo, effettuerà un viaggio in Sudamerica. Si tratta di un’ottima occasione per riallacciare le relazioni con il Paese verdeoro.
Nel discorso sullo Stato dell’Unione, tenuto martedì notte, il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha annunciato che, nel mese di marzo, effettuerà un viaggio in Sudamerica toccando Cile, El Salvador e Brasile. Il Presidente degli Stati Uniti visiterà il Brasile dopo anni di assenza. Durante la presidenza di Inacio Luis Lula da Silva, infatti, Obama non ha mai effettuato visite nel Paese verdeoro a causa delle forti tensioni tra i due Paesi, dovute a diversi fattori economico-politici: si pensi, solo per citarne alcuni, alla politica brasiliana in favore dell’Iran ed alla correlata posizione sul nucleare. La nuova presidenza di Dilma Rousseff riapre, dunque, un nuovo dialogo tra Washington e Brasilia.
Il Brasile rappresenta l’ottava potenza mondiale e si rende necessario, per il Presidente degli Stati Uniti, rivedere la propria posizione al fine di rilanciare gli scambi commerciali tra i Paesi e favorire gli investimenti, in particolare nel settore delle energie rinnovabili e nelle infrastrutture, in vista dei prossimi mondiali di calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016. In tal senso, il contributo di maggiore rilevanza da parte degli Stati Uniti riguarderà, senza dubbio, la lotta ai narcotrafficanti ed il problema della sicurezza.
Dal punto di vista economico, nell’ultimo decennio, la Cina è diventata il partner economico privilegiato del Brasile e molti analisti vedono l’avvicinamento di Obama al Brasile come risposta alla conquista del mercato da parte dei cinesi. Il Brasile offre, infatti, opportunità appetibili per quanto riguarda la disponibilità di materie prime, principalmente petrolio e gas.
La visita in Brasile del Presidente americano rappresenta, dunque, un chiaro segnale di apertura al dialogo in un’ottica di rinnovamento delle relazioni politiche ed economiche specialmente considerando il fatto che i mercati emergenti Bric cresceranno del 6% nel 2011 contro il 3% degli Stati Uniti e il 2% dell’Europa.
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