Lo scorso luglio il Ministero degli Esteri di Brasilia ha stabilito che i turisti italiani, a differenza di quanto avviene per gli altri europei, non potranno restare in Brasile per più di tre mesi.
Sebbene sempre più italiani scelgano di prolungare le vacanze tradizionali - prediligendo soggiorni lunghi e che non si limitino alla mera frequentazione delle spiagge - nel Nordest del Brasile, non verrà più applicata la norma, valida per tutti gli europei, secondo la quale i 90 giorni di permanenza potevano essere raddoppiati a 180: lo scorso luglio, il ministro degli Esteri di Brasilia ha stabilito che per gli italiani il permesso turistico deve essere di tre mesi “improrogabili”.
Brasilia motiva il provvedimento chiamando in causa la reciprocità: anche la permanenza prevista per i turisti brasiliani in Italia non supera i tre mesi; per contro, il Ministero degli Esteri italiano sostiene che, considerando che tale norma è europea (area Schengen), non sia sensato applicare la reciprocità solo ai turisti provenienti dal Belpaese e intende sottoporre il caso alla Corte di giustizia dell’Aja. Brasilia giustifica il diverso trattamento menzionando un precedente trattato bilaterale che lo legittima e assicura che si tratta di una questione temporanea, in quanto è in fase di studio un nuovo accordo che uniformerà la materia con tutta l’Unione Europea. Secondo altre fonti il motivo dell’eccezione italiana va attribuito ad altre ragioni: la norma dovrebbe colpire gli italiani che arrivano in Brasile come turisti e vi svolgono attività lavorative senza averne il permesso.
La questione è stata ripresa anche sabato scorso, in occasione del G20 a Whasington, dove il ministro Franco Frattini ha incontrato il ministro degli Esteri brasiliano Antonio Patriota che ha accettato la proposta di creare un team misto per riesaminare la nuova norma.
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