Gli indios Guarani in Brasile chiedono a Shell di non utilizzare più la loro terra, grazie alla quale il gigante dell’energia produce etananolo ricavato dalla canna da zucchero.
Shell e il colosso brasiliano dei bioacarburanti Cosan hanno costituito una joint venture da 12 miliardi di dollari e, con il marchio Raizen, producono etanolo sul territorio verdeoro. Parte dell’etanolo commercializzato, venduto come biocarburante, è ricavato dalla canna da zucchero che si trova nel territorio della tribù degli indios Guaranti: il governo brasiliano ha fallito nel tentativo di far rispettare le proprie leggi, per demarcare e proteggere la terra dei Guarani che doveva rimanere a loro uso esclusivo, esponendola così allo sfruttamento indiscriminato delle piantagioni di canna da zucchero.
Tuttavia, ora la tribù indigena, con il supporto dell’organizzazione Survival International Ambrosio Vilhalva, ha deciso di chiedere giustizia. Si pensa che i prodotti chimici utilizzati nelle piantagioni di canna da zucchero siano i responsabili della moria di pesci e piante e delle malattie che colpiscono i bambini guarani negli ultimi tempi; in una lettera degli Indiani indirizzata alle due compagnie si legge: “Da quando l'industria ha cominciato a operare, la nostra salute è venuta meno: stanno peggio i nostri figli, gli adulti e anche gli animali”. Si tratta di una situazione paradossale se si considera che i consumatori acquistano l'etanolo prodotto dalla Shell come un'alternativa ‘etica' ai combustibili fossili. A tal riguardo, Stephen Corry, Direttore Generale di Survival International ha dichiarato: “Non c'è sicuramente nulla di etico nel modo disumano con cui sono trattati i Guarani. Il governo brasiliano deve far rispettare le sue leggi e fermare la totale distruzione della loro terra.”
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