Dopo i cinque rialzi consecutivi del costo del denaro effettuati dall’inizio dell’anno, la Banca centrale brasiliana taglia di mezzo punto i tassi d'interesse.
La frenata dell’economia Usa e dei paesi dell'Eurozona ha spinto il Brasile a spostare l'attenzione dalla lotta all'inflazione alla crescita e la Borsa, così come i sindacati e gli industriali, ha subito festeggiato, mentre il real perde quota sul dollaro.
La scorsa settimana, la Banca centrale brasiliana ha abbassato i tassi d'interesse di 50 punti base, portandoli al 12%: con questa operazione il Brasile diventa il secondo Paese del G-20 - dopo la Turchia, che il 4 agosto aveva abbassato il costo del denaro al minimo record del 5,75% - a tagliare i tassi per proteggere l'economia. Nel relativo comunicato, la Banca centrale ha evidenziato che il “sostanziale deterioramento” dell'economia globale potrebbe protrarsi ancora a lungo, andando a rallentare il commercio e i flussi d'investimento nel Paese, e che una “correzione moderata” dei tassi non impedirà di raggiungere il target d'inflazione del 4,5% l'anno prossimo. Anche se la nota non lo ha menzionato, va inoltre considerato, che il calo dei prezzi delle materie prime, causato dalla frenata dell'economia mondiale, potrebbe costituire un freno all'inflazione molto più efficace di qualsiasi rialzo dei tassi d'interesse.
Il Brasile sembra aver realizzato che la priorità non è più quella di raffreddare l'economia, quanto piuttosto quella di preservarne la spinta: il Pil del Paese passerà dal 7,5% del 2010 al 3,9% di quest’anno, la produzione industriale a luglio è scesa dello 0,3% e l'attività economica si è contratta per la prima volta dal 2008 lo scorso giugno.
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