Il trattato tra Brasile e Perù, che prevede la costruzione di cinque centrali idroelettriche nell'Amazzonia peruviana, sarà firmato il 15 giugno a Manaus.
Il finanziamento da parte del Bndes (Banco Nacional de Desenvolvimento Economico e Social) copre interamente il costo del progetto e sarà incassato dalle imprese che si sono aggiudicate gli appalti. Quest'ultime sono tutte brasiliane (Eletrobras, Andrade Gutierrez, Oas, Engevix, Odebrecht) eccetto una peruviana (Gtz).
La finalità del progetto, difatti, consiste nel rafforzare l'economia del Brasile piuttosto che nel fornire energia alle popolazioni peruviane (perlopiù indigene) le quali, nonostante siano quelle che subiranno l'impatto devastante delle dighe, non sono state nemmeno consultate dal governo peruviano. Dato che il mega-progetto prevede condizioni economiche diseguali a favore del gigante sudamericano, gli oppositori definiscono l'accordo Lima-Brasilia come un "esempio dell'imperialismo brasiliano in America Latina": mentre le imprese brasiliane ne trarranno i vantaggi economici, il Perù si assumerà la maggior parte dei costi in termini economici, sociali ed ambientali.
Il progetto, difatti, manca di una valutazione dell'impatto socio-ambientale. La diga più rischiosa è quella sul Rio Inambari dove è probabile si verifichi il problema degli sfollati ambientali.
Inoltre, il rappresentante dell'organizzazione peruviana Derechos Ambientales y Recursos Naturales, Cesar Gamboa, solleva un problema di carattere istituzionale: "Il trattato Brasile-Perù dovrebbe passare attraverso l'approvazione del Congresso" - afferma - "ma le autorità peruviane sostengono che non c'è bisogno, violando così la Costituzione".
Il finanziamento da parte del Bndes (Banco Nacional de Desenvolvimento Economico e Social) copre interamente il costo del progetto e sarà incassato dalle imprese che si sono aggiudicate gli appalti. Quest'ultime sono tutte brasiliane (Eletrobras, Andrade Gutierrez, Oas, Engevix, Odebrecht) eccetto una peruviana (Gtz).
La finalità del progetto, difatti, consiste nel rafforzare l'economia del Brasile piuttosto che nel fornire energia alle popolazioni peruviane (perlopiù indigene) le quali, nonostante siano quelle che subiranno l'impatto devastante delle dighe, non sono state nemmeno consultate dal governo peruviano. Dato che il mega-progetto prevede condizioni economiche diseguali a favore del gigante sudamericano, gli oppositori definiscono l'accordo Lima-Brasilia come un "esempio dell'imperialismo brasiliano in America Latina": mentre le imprese brasiliane ne trarranno i vantaggi economici, il Perù si assumerà la maggior parte dei costi in termini economici, sociali ed ambientali.
Il progetto, difatti, manca di una valutazione dell'impatto socio-ambientale. La diga più rischiosa è quella sul Rio Inambari dove è probabile si verifichi il problema degli sfollati ambientali.
Inoltre, il rappresentante dell'organizzazione peruviana Derechos Ambientales y Recursos Naturales, Cesar Gamboa, solleva un problema di carattere istituzionale: "Il trattato Brasile-Perù dovrebbe passare attraverso l'approvazione del Congresso" - afferma - "ma le autorità peruviane sostengono che non c'è bisogno, violando così la Costituzione".
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