Si conclude domani il World Pasta Congress a Rio de Janeiro, la festa mondiale della pasta che si propone di favorire la diffusione del piatto simbolo della dieta mediterranea negli Stati in cui non è ancora molto utilizzato.
L’evento - organizzato dall’International Pasta Organisation (IPO), dall’Associazione dei pastai brasiliani (Abima) e dall’organizzazione no profit “Oldways” - è il quarto Congresso mondiale del noto alimento del Belpaese che ne è ancora il maggior consumatore: secondo il Censis, ogni italiano assume mediamente 26 kg di pasta ogni anno, mentre la media pro capite mondiale si aggira intorno ai 7/8 kg; il secondo consumatore è il Venezuela (12kg pro capite) e il terzo è la Grecia (10,4 kg).
L’Italia detiene il primato anche relativamente alla produzione, sia in quantità, sia in qualità: copre il 75% della produzione a livello europeo e il 26% a livello mondiale; la qualità della pasta nostrana e la professionalità delle industrie italiane del settore sono confermate dalla domanda proveniente dai mercati esteri e dall’andamento dell’ export del prodotto. Pur non essendo i principali consumatori, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone, insieme assorbono il 63% delle esportazioni e, negli ultimi 10 anni, sono quadruplicate le importazioni di pasta effettuate dalla Cina: solo nel periodo gennaio-giugno 2010 si è registrato un +17% delle spedizioni verso il Dragone.
In Brasile il consumo di Pasta è favorito da “testimonial” di tutto rispetto, come i giocatori di calcio brasiliani che fanno parte delle squadre del campionato italiano che hanno dichiarato la loro passione per la pasta, contribuendo a consolidare l’idea che si tratti di un ottimo alimento anche per chi pratica sport. L’incremento del consumo del piatto tipico italiano a livello mondiale è un segnale positivo per tutte le aziende italiane del settore che possono considerare quello della pasta un mercato sicuro dal punto di vista dell’export, perlomeno in Brasile, in Cina e in tutti e Paesi europei.
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