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venerdì 15 ottobre 2010

Anche il Brasile è a rischio bolla?

Mentre le economie più sviluppate sono destinate ad attraversare un periodo prolungato di crescita debole, disoccupazione alta e tassi d'interesse bassi, le economie emergenti, come il Brasile, stanno reagendo molto meglio alla crisi e offrono migliori opportunità di investimento.

Mentre il tasso di cambio cinese è rimasto invariato, l’economia brasiliana, sebbene abbia registrato un breve periodo di forte declino del tasso di cambio nel primo periodo dopo il fallimento della Lehman, è stata caratterizzata anche da un forte incremento del potere d'acquisto della sua valuta.
Gli investitori dei paesi economicamente avanzati possono aspettarsi tassi d'interesse bassi e rendimenti bassi sugli investimenti, e dunque consistenti deflussi di capitali verso Paesi in via di sviluppo, Brasile in primis, che sono privi dei problemi di bilancio delle nazioni più ricche, hanno accumulato riserve ed evitato obbligazioni in valuta estera.
Tuttavia anche Paesi come il Brasile dovrebbero fare attenzione all’apprezzamento della valuta nazionale che, implicando un calo della domanda, comincia a produrre effetti negativi sulla loro economia. Il calo della domanda infatti comporta un maggiore disavanzo nel saldo con l'estero - squilibrio che si verifica quando le importazioni hanno un volume maggiore rispetto alle esportazioni – e può provocare una condizione di debito per quella nazione. Tale squilibrio può essere, in parte, compensato tagliando i tassi d'interesse a livello nazionale, tuttavia, se l'effetto contrattivo è molto consistente, quest’ultimo può, a sua volta, portare i mercati emergenti in una “trappola della liquidità”.
Inoltre potrebbe verificarsi un'«eccedenza di risparmi mondiale»: una condizione determinata principalmente dai surplus dei Paesi in via di sviluppo e che, probabilmente, è stata una delle principali cause della bolla immobiliare del 2008. Negli anni 90 alcune economie emergenti hanno cominciato a segnare forti eccedenze commerciali con i Paesi ricchi, al fine di accumulare riserve in valuta estera come assicurazione contro le crisi finanziarie, così hanno acquistato enormi quantità di obbligazioni e asset di nazioni come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Spagna, e questo ha generato grandi afflussi di capitale, che hanno portato verso il basso i tassi di interesse a lungo termine in America e in Europa. Di conseguenza, i prezzi delle case sono cresciuti a dismisura, e questo ha provocato quella bolla immobiliare che in futuro potrebbe interessare anche i Paesi in via di sviluppo.

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