Lo scorso 3 ottobre, data del primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane, Dilma Rousseff, il candidato del partito al governo, ha ottenuto il miglior risultato alle urne grazie alla popolarità del suo predecessore.
La popolarità del Presidente uscente Lula, grazie al boom economico-sociale raggiunto dal Brasile durante il suo governo, è intorno all’80%. Non potendosi ricandidare ha deciso di sfruttare l’ampio consenso raccolto dagli elettori per sostenere e favorire “il legittimo erede”, Dilma Rousseff: 63 anni, economista, ex guerrigliera imprigionata e torturata negli anni della dittatura, con conseguente fama di “estremista”. Pur non essendo particolarmente nota, la Rousseff è riuscita ad arrivare in testa con il 47% dei voti, superando di ben 15 punti il principale rivale, Josè Serra, esponente del Partito Socialdemocratico, e Marina Silva, che ha ottenuto il 20% dei voti. Nonostante la netta differenza di risultato, anche quest’ultima candidata potrebbe costituire una minaccia per la Rousseff. Anche la Silva proviene dal Partito di Lula, quello dei Lavoratori, ed è politicamente contraddistinta da un intransigente "vangelo" ecologista, centrato sulla difesa della Grande Natura del Bacino delle Amazzoni: sebbene sia stata eliminata, la Silva è un’oratrice appassionata e trascinante, molto più di quanto non lo sia la Rousseff e ora dovrà decidere se convogliare i suoi sostenitori verso Dilma oppure portarli ad un’astensione di protesta, che potrebbe favorire Serra.Se il 31 ottobre Dilma Roussef avrà la meglio sull’opposizione, dovrà gran parte della sua vittoria alla popolarità del suo predecessore: la Rousseff, in quanto sua prediletta, è favorita dalla soddisfazione dei brasiliani per i due quadrienni di Lula che, pur essendo stato accolto con alcuni pregiudizi per il suo passato di sindacalista, ha saputo dare vigore all’iniziativa privata senza però privarla di “un’impronta sociale”, ha favorito gli investimenti stranieri e ha al contempo trasformato il proprio paese in un investitore all’estero. Lula ha reso il Brasile una delle maggiori potenze a livello mondiale, grazie ad un exploit simile a quello della Cina e dell’India ma con più libertà rispetto alla prima e più eguaglianza rispetto alla seconda.
Nessun commento:
Posta un commento