Il PIL brasiliano ha conosciuto nel primo trimestre 2010 tassi di crescita poco distanti da quelli cinesi: in particolare, un tasso di crescita del 2,7% rispetto al trimestre precedente e del 9% se calcolato su base annua. Octavio de Barros, capo economista del Banco Bradesco, una delle quattro maggiori banche del Brasile, prevede per il 2010 una crescita del 7,7%, dopo un 2009 in cui la recessione ha intaccato minimamente l’economia carioca (-0,2%). Secondo le stime del Banco Bradesco, l’aumento dei prezzi delle esportazioni del Brasile, in confronto con quelli delle importazioni, è stato tale da generare, a partire dal 2006, una crescita addizionale del PIL del 4,3%. Inoltre, negli otto anni in cui ha governato Lula, sono stati creati più di 12 milioni di posti di lavoro nel settore formale comportando un notevole calo della povertà (-43% dal 2003). Il potere d’acquisto dei brasiliani è il più alto degli ultimi 15 anni e la distribuzione del reddito, seppur ancora molto diseguale, è la migliore dal ritorno alla democrazia nel 1985.
Si nota il ruolo centrale assunto dai Paesi emergenti per quanto riguarda l'export: la Cina, in particolare, costituisce il primo mercato di sbocco dell’export brasiliano, superando Stati Uniti e Unione Europea.
In questo quadro, si teme il rischio di un surriscaldamento dell’economia: si prevede un rialzo dell’inflazione nei prossimi mesi portandola a fine anno sopra il 5,5%, cioè oltre al limite del 4,5% fissato dalla Banca centrale, già pronta ad alzare i tassi d’interesse.
Si nota il ruolo centrale assunto dai Paesi emergenti per quanto riguarda l'export: la Cina, in particolare, costituisce il primo mercato di sbocco dell’export brasiliano, superando Stati Uniti e Unione Europea.
In questo quadro, si teme il rischio di un surriscaldamento dell’economia: si prevede un rialzo dell’inflazione nei prossimi mesi portandola a fine anno sopra il 5,5%, cioè oltre al limite del 4,5% fissato dalla Banca centrale, già pronta ad alzare i tassi d’interesse.
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