Le principali notizie e informazioni di natura economica, finanziaria, giuridica e politica relative al Brasile

giovedì 14 aprile 2011

Pugno di ferro contro l’inflazione brasiliana

Fitch Ratings ha alzato di un “notch” la classificazione del rating sovrano del Brasile, portandolo da BBB- a BBB. Tale riconoscimento potrebbe portare ad un ulteriore flusso di dollari in entrata e a nuove misure fiscali.

Il 4 aprile scorso Fitch Ratings, agenzia internazionale di valutazione del rischio sovrano, ha alzato di un “notch” la classificazione del Brasile, portandolo da BBB- a BBB e ha migliorato la prospettiva, cambiandola da “positiva” a “stabile”. Tale miglioramento nel rating sovrano è dovuto alla stabilità del sistema finanziario che è stato favorito da una stabile crescita del Pil (intorno al 4-5% annuo), da una crescente domanda interna e dall’impegno del governo nella politica di contenimento della spesa pubblica. Inoltre, l’attuale situazione politica ha riscosso l’approvazione popolare, garantendo la fiducia nelle manovre di governo: “La transizione del potere verso il governo Rousseff è avvenuta senza scossoni e il consenso riguardo a politiche macroeconomiche responsabili è ancora ben saldo”, ha dichiarato ShellyShetty, direttore del rating per l’America Latina.
Ma l’impatto sull’economia dell’annuncio della Fitch, non ha tardato a farsi sentire: la settimana scorsa, infatti, il Real brasiliano ha subìto un apprezzamento del 3%, costringendo il governo di Brasilia a stabilire nuove misure di contenimento dell’inflazione. Il Brasile si trova, dunque, a dover affrontare una vera e propria “currency war”, citando un’espressione coniata dal Ministro del Tesoro brasiliano, Guido Mantega.
Secondo il Ministro, tale riconoscimento potrebbe portare ad un ulteriore flusso di dollari in entrata nel paese (anche attraverso gli IDE), aggravando la situazione economica, già surriscaldata. “Quanto più è solida l’economia brasiliana, tanto più tende ad attrarre investimenti esteri. Comunque è meglio avere problemi di eccesso piuttosto che avere il problema del passato, di mancanza di dollari” ha spiegato il Ministro, anche se la preoccupazione maggiore riguarda le ripercussioni sulle esportazioni. Il governo si sta impegnando per limitare l’apprezzamento della valuta attraverso politiche di contenimento, quali: l’aumento temporaneo dell’imposta sui mutui dall’1,5% al 3%, con l’obiettivo di rallentare la crescita del credito al consumo dal 20% al 15%, l’aumento dell’IOF (Imposta sulle Operazioni Finanziarie) sui pagamenti tramite carte di credito effettuati all’estero, dal 2,38% al 6,38 %. Secondo l’IBGE, l’inflazione è aumentata del 6,3% nel mese di marzo, rispetto all’anno scorso, restando largamente al di sopra del tetto massimo stabilito dalla Banca Centrale, fissato al 4,5%.

Nessun commento:

Posta un commento