Il Governo brasiliano ha dato il via libera definitivo per la costruzione della diga idroelettrica di Belo Monte, sul fiume Xingu, in Amazzonia; malgrado le proteste degli ambientalisti e delle popolazioni indigene, che verranno spodestate delle loro terre a causa dei lavori.
A metà del mese scorso, ad Altamira, la cittadina che verrà in parte sommersa dal lago artificiale creato dalla diga, si sono riuniti i rappresentanti di oltre 27 gruppi etnici, attivisti di organizzazioni non governative e intellettuali. Gli oppositori protestano per i disagi che verranno provocati alle popolazioni indigene: a monte della diga molti quartieri di Altamira finiranno sott’acqua e 12.000 indigeni saranno costretti a spostarsi. Inoltre, lo sbarramento lascerà le comunità locali senz’acqua, privandole della loro principale via di comunicazione e danneggiando gravemente la loro economia, basata principalmente sulla pesca.
Eletrobras, l’azienda elettrica statale brasiliana a capo del progetto sostiene invece che la diga non avrà impatti negativi: Valer Cardeal, direttore dell’ingegneria di tale ente, ha dichiarato che la riduzione del livello del fiume non sarà tale da compromettere la pesca, che le persone evacuate verranno risarcite e che le comunità indigene ne trarranno persino dei vantaggi. Cardeal sostiene che ad Altamira miglioreranno i servizi sanitari, le scuole e la sicurezza territoriale e che gli abitanti della zona lasceranno le loro bidonvilles in cambio di case migliori.
Si stima che il progetto porterà alla costruzione della terza diga idroelettrica al mondo, dopo quella delle Three Gorges in Cina e di quella di Itaipù, sempre in Amazzonia; la diga sarà realizzata entro il 2014, fornirà 11.000 MW di energia idroelettrica e costerà 17 miliardi di dollari.
Attualmente, in Amazzonia, sono in corso investimenti pari a circa 30 miliardi di dollari per la costruzione di dighe, strade, oleodotti e reti elettriche.
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