Secondo uno studio effettuato dagli economisti della Banca Asiatica di Sviluppo (ADB), il Brasile ora è uno dei dieci paesi emergenti con maggior capacità di accelerare il proprio ritmo di crescita e di sviluppo. Nel dossier realizzato sono stati analizzati 130 paesi e tra questi il Brasile compare al sesto posto, dopo Cina, India, Polonia, Thailandia e Messico.
Lo studio ha preso in esame i dati raccolti tra il 2001 e il 2007 relativamente a quattro caratteristiche principali (e alcune divisioni delle stesse) delle esportazioni: il livello tecnologico, la diversificazione, le caratteristiche uniche e le potenzialità di vendere altri prodotti con vantaggio comparato all’estero. Dall’intersezione di queste informazioni è stato elaborato l’Indice di Opportunità, ispirato agli studi di economisti come Ricardo Hausmann e Dani Rodrick, di Harvard, che mostrano come la composizione delle esportazioni di un paese ne influenzi la capacità di sviluppo e di crescita. “L’idea dell’Indice è che nel lungo periodo il reddito di un paese sia determinato dalla varietà e dal contenuto tecnologico dei prodotti che fabbrica ed esporta e dall’accumulazione di nuovo know-how per sviluppare altri prodotti”, ha affermato Jesus Felipe, coordinatore dello studio.
Secondo Felipe, i paesi che occupano posizioni di rilievo nell’indice sono quelli che sono riusciti ad ampliare e a diversificare le proprie esportazioni in prodotti più complessi. “Nel caso del Brasile, le politiche di sostituzione delle importazioni del passato hanno contribuito a costruire quel know-how per sviluppare alcuni vantaggi competitivi”.
La grande varietà di prodotti competitivi nel settore dei macchinari è il fattore che ha permesso al Brasile di ottenere un buon piazzamento nel ranking. Tuttavia, nella conclusione dello studio, gli economisti evidenziano che una buona posizione non è sufficiente per raggiungere il successo; sono buone politiche e incentivi ad essere determinanti. Hausmann ha affermato che il Brasile potrebbe occupare una posizione anche più rilevante nel commercio mondiale, ma questo potenziale non sarebbe ancora emerso, perché ostacolato da politiche inadeguate, che hanno consentito un eccessivo apprezzamento del Real e stanno creando il rischio di una deindustrializzazione.
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