In Brasile, la quota dei prodotti importati nel consumo apparente - dato che si ottiene sommando la produzione nazionale alle importazioni e sottraendo le esportazioni - è tornata ai livelli registrati precedentemente alla recente crisi finanziaria.
Nel secondo trimestre di quest’anno il coefficiente di importazione ha raggiunto il 20,7%, indice record relativamente alla serie trimestrale rilevata dalla Federazione delle Industrie dello Stato di San Paolo (Fiesp) dal 2006: l’indice è molto vicino al 20,5% del coefficiente di importazione del terzo trimestre del 2008, poco prima che anche l’economia reale brasiliana cominciasse a risentire degli effetti del crollo economico.
Il coefficiente delle esportazioni, ovvero la percentuale della produzione nazionale destinata all’estero, è di poco inferiore al livello pre crisi. Da aprile a giugno del 2010, secondo i dati riportati dal Dipartimento delle Relazioni Internazionali e del Commercio Estero (Derex) della Fiesp, ogni 100 dollari prodotti in Brasile, 17,70 sono stati esportati e, tale quota, nel terzo trimestre del 2008, era di 19,80 dollari.
Lo studio sottolinea che l’aumento delle importazioni era piuttosto prevedibile, considerando che la base del confronto, coincidente con il periodo della crisi, è bassa. Il rilevamento mostra, però, che le importazioni non stanno solo seguendo il ritmo della ripresa del consumo interno: secondo lo studio, gli acquisti dall’estero stanno mostrando un ritmo di crescita superiore e a quello del consumo apparente e a quello della produzione industriale interna. Da aprile a giugno di quest’anno il consumo apparente ha segnato un aumento del 20,6% rispetto al secondo trimestre dello scorso anno e, nello stesso periodo, la produzione industriale è aumentata del 14,3%, mentre le importazioni sono aumentate del 47,9%. Lo studio, quindi, mostra che è in atto un processo di sostituzione della produzione nazionale con prodotti importati, almeno per quanto riguarda alcuni settori. Il segmento di macchine ed attrezzature per fini industriali e commerciali, per esempio, ha presentato un coefficiente di importazione del 43,5% nel secondo trimestre di quest’anno. Nello stesso periodo del 2008, l’indice era del 40% e, nel 2009, del 43,1%. Tuttavia, José Augusto de Castro, vice Presidente dell’Associazione di Commercio Estero del Brasile (AEB), afferma che le cifre non significano che si stia verificando il fenomeno della deindustrializzazione: la sproporzione tra consumo, produzione e importazioni può, per esempio, essere spiegato dalla presenza di stock già esistenti o dalla formazione di nuovi stock in funzione di cambio e prezzi. Oltre a ciò, argomenta, non sempre si effettua il consumo simultaneamente alla produzione industriale.Il buon andamento del coefficiente delle importazioni in Brasile, che come si è appena visto, non rappresenta una minaccia per la produzione nazionale, indica anche che il mercato brasiliano è molto favorevole per tutti gli imprenditori italiani che intendono puntare sull’export.
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