È notizia di questi giorni lo sgombero forzato per centinaia di famiglie che vivono nelle zone più povere di Rio de Janeiro per fare spazio alle infrastrutture che ospiteranno le Olimpiadi nel 2016.
Amnesty International e l’organizzazione Witness ancora una volta protagoniste nella lotta per la difesa dei diritti umani: come precedente avvenuto in occasione di Pechino 2008 e i Campionati del mondo di calcio del Sudafrica nel 2010, è iniziato in Brasile lo sgombero forzato delle favelas e di altre zone di Rio de Janeiro al fine di lasciare spazio alle infrastrutture destinate ad ospitare le Olimpiadi, tra cui il percorso di tre linee espresse di autobus (TransOeste, TransCarioca e TransOlimpica), i lavori di ampliamento e adeguamento dell’area portuale e l’ammodernamento dello stadio Maracanà.
Nella lettera al Comitato olimpico internazionale, Amnesty International e Witness affermano che “Sgomberare famiglie senza adeguato preavviso, senza consultarle, senza fornire un rimedio legale per opporsi alla decisione, senza prevedere un alloggio alternativo non solo appare profondamente contrario allo spirito olimpico, ma viola il diritto internazionale e le stesse leggi brasiliane”.
Di fronte all’accusa di aver costretto centinaia di famiglie ad abbandonare la propria dimora, le autorità di Rio de Janeiro hanno replicato che non si sono verificati sgomberi forzati e che tutte le famiglie interessate dal provvedimento sono state risarcite per la perdita delle loro abitazioni.
Raquel Rolnik, Relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto ad un alloggio adeguato, ha esortato il Governo brasiliano a “sospendere gli sgomberi in programma fino a quando non saranno garantiti un dialogo e un negoziato”.
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