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venerdì 19 ottobre 2012

I brasiliani investono all’estero

L’Istituto del Commercio di San Paolo segnala un dato in controtendenza.

Se dalla crisi del 2008, il mercato dei paesi emergenti era considerato l’Eldorado degli investimenti,da quest’anno la tendenza sembra essere diversa e  in questi giorni l’ICE di San Paolo ha evidenziato uno scenario opposto. Con i prezzi ancora attraenti delle azioni degli Stati Uniti e dell’Europa e la diminuzione della crescita di alcuni dei paesi emergenti come il Brasile e la Cina, gli investitori hanno aumentato gli investimenti nei paesi di vecchia industrializzazione.  Se infatti lo scorso marzo la Cina ha ridimensionato la proiezione di crescita del proprio PIL, il Fondo Monetario Internazionale guarda con fiducia a Stati Uniti che secondo le aspettative dovrebbero quest’anno registrare aumenti di PIL maggiori di quelli brasiliani, precisamente del 2% a fronte di un più modesto 1,6%. Una piccola rivincita per i paesi di vecchia industrializzazione sulle economie emergenti. A ciò si aggiunge che l’acquisto delle azioni americane è sempre più accessibile agli investitori del paese carioca e che, al contrario del Brasile, i profitti delle imprese americane sorprendono positivamente. Il bacino europeo dal canto suo risulta allettante a causa della crisi del debito sovrano che ha fornito buone opportunità di acquisto nella zona euro.
E i numeri delle borse internazionali confermano. L’indice MSCI, che segue l’andamento delle azioni delle economie di prima industrializzazione, ha registrato quest’anno un aumento del 10,9%, superando per la prima volta dal 2009 l’indice del 9,41 dei paesi emergenti. Gli americani Nasdq e Standard & Poor’s hanno segnato rispettivamente aumenti del 22,89% e del 14,56%.

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