Il Comitato di politica monetaria del Banco Central do Brasil ha deciso di aumentare il tasso di sconto portandolo al 10,75%
Il 21 luglio scorso il Comitato di politica monetaria (COPOM) del Banco Central do Brasil ha disposto di aumentare di 0,50 punti percentuali il tasso obiettivo di politica monetaria, portandolo al 10,75% (decisione che ha spiazzato la maggiorparte degli analisti privati, che si aspettavano un aumento dello 0,75%).
La Banca centrale ha motivato tale provvedimento chiamando in causa la recente evoluzione dei fattori interni ed esterni e la conseguente riduzione dei rischi inflazionistici che consentirebbe all’autorità monetaria di ridurre il ritmo di inasprimento delle condizioni monetarie.
Sul fronte esterno il quadro è caratterizzato da un clima d’incertezza: nel secondo trimestre vi sono stati segnali di rallentamento delle economie in Europa, negli Stati Uniti e in Cina. L’economia brasiliana ne potrebbe risentire dal punto di vista del commercio estero, in quanto è probabile che si verificherebbe un rallentamento delle esportazioni e si avrebbe una contrazione dei flussi di capitale, che potrebbero ridursi a causa dell’aumento dell’avversione al rischio connessa al deterioramento delle prospettive di crescita a livello globale. Inoltre, si determinerebbe un quadro di maggiore difficoltà di finanziamento dei numerosi progetti di investimento brasiliani.
Sul fronte interno i dati resi disponibili dall’ultima riunione del COPOM sono contrastanti, ma è certo che anche in questo caso domina l’incertezza. Se da un lato vi sono alcuni indicatori che segnalano un deciso rallentamento dell’economia brasiliana nel trimestre da poco concluso, dall’altro alcuni elementi indicano che quest’ultima potrebbe continuare a essere assai vivace e a basarsi sul mercato interno.
Gli sviluppi nel mercato del lavoro continuano a essere molto positivi e potrebbero fornire un importante sostegno alla domanda interna; la disoccupazione è scesa al 7% a giugno (dall’8,1% di giugno 2009) e la massa salariale reale ha continuato a crescere a ritmi sostenuti (+6,7% rispetto al giugno del 2009); inoltre, nonostante il ritiro degli stimoli fiscali per l’acquisto di automobili e di beni di consumo durevole, la politica fiscale continua a mantenersi espansiva; infine, il governo ha aumentato in maniera permanente alcune voci di spesa legate a pensioni, stipendi nel settore pubblico e salario minimo.
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