Stando a quanto emerge dai dati congiunturali relativi al 2009, in Brasile la crisi ha debilitato soprattutto i settori dell’acciaio e dei minerali: le industrie siderurgiche e quelle operanti nel settore minerario, lo scorso anno, hanno perso circa 20 miliardi di euro, una cifra vicina all’equivalente del profitto di tutte le imprese del settore alimentare quotate in Borsa. Tuttavia, escludendo le imprese relative ai settori sopraccitati, gli effetti della crisi non hanno impedito alla maggioranza delle imprese brasiliane di aumentare il loro fatturato, tant’è vero che il profitto netto delle stesse è quasi raddoppiato e ha raggiunto il valore di circa 15 miliardi di euro.
Le imprese del settore alimentare hanno aumentato le vendite del 20%, quelle legate al dettaglio del 24% e quelle dei materiali da costruzione, persino del 52%. L’exploit maggiore ha riguardato le imprese con vendita al dettaglio del settore tessile.
Anche l’andamento delle aziende quotate in Borsa conferma le previsioni degli specialisti, secondo i quali gli amministratori cercherebbero di acquisire efficienza interna durante la crisi per aumentare la redditività. Sebbene il margine lordo, prendendo in esame solo i costi di produzione, mostri una riduzione del 5,1% (dal 36,7% al 31,6%), il margine operativo netto (escluse le spese amministrative e generali) registra un aumento che, nel confronto tra il 2009 e il 2008, va dal 14,5% al 15,9%.
L’anno scorso, nonostante le diversità, l’indebitamento netto delle imprese si è mantenuto stabile a 57 miliardi di euro.
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