L’annuciata free trade area tra Europa e USA crea incertezza sul futuro delle esportazioni brasiliane. Il paese teme l’isolamento economico.
Confermato lo scorso 12 febbraio l’avvio dei negoziati per un accordo bilaterale di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, mirato alla creazione della più vasta free trade zone al mondo. Se l’Europa, che prevede a trattato operativo un rilancio del 0,5% al pil, ha accolto con euforia la notizia, non altrettanto è avvenuto in Brasile dove si teme per il commercio estero. Se da un lato c’è il rischio di vedere drasticamente ridotti i propri volumi commerciali con le nazioni più industrializzate del mondo, dall’altro si affaccia lo scenario, altrettanto preoccupante, di essere costretti a sottostare alle rigide regole capestro che Stati Uniti e Unione Europea senz'altro imporrebbero. È chiaro al riguardo José Augusto de Castro, che presiede l'Associação de comércio exterior do Brasil (Aeb): «La proposta di accordo tra Stati Uniti e Unione Europea non è una buona notizia per l'economia brasiliana, e se realizzata potrà cannibalizzare il Mercosur, cioè un'organizzazione autoreferenziale, che non ha stretto accordi bilaterali importanti». Le principali convenzioni commerciali del Mercosur degli ultimi anni sono state circoscritte a Israele, India e altre economie emergenti relegando in secondo piano i rapporti economici con l’Unione Europea. Sulla stessa linea Rubens Barbosa, rappresentante della potente Federação das indústrias do Estado de São Paulo (Fiesp): «L'Annuncio del trattato transatlantico ci colloca in una situazione delicata. Potremmo perdere i nostri vantaggi doganali con l'Unione europea, e addirittura veder aumentare il nostro isolamento di fronte ai nuovi blocchi».
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